Fu probabilmente il padre a decidere che Antonio dovesse diventare sacerdote. Era comune per una famiglia povera dare ad almeno un figlio il "privilegio" di un'istruzione gratuita e il rispetto di una certa posizione sociale. Vivaldi iniziò quindi la sua formazione sacerdotale all'età di 14 anni e fu ordinato un decennio dopo.
Appena un anno dopo la sua ordinazione, nel 1703, Vivaldi smise di celebrare regolarmente la messa, sostenendo che la sua salute non glielo permetteva. Se questo fosse vero resta da vedere: ma è ormai tradizione che Vivaldi trovasse la tonaca troppo stretta e che fosse molto più attratto dalla professione musicale. Insomma, era certamente malato, ma forse esagerò un po' le sue condizioni.
Pur con qualche ipotesi non provata (Giovanni Legrenzi come maestro), fu il padre ad avviare Antonio allo studio del violino fin dalla più tenera età.
Antonio Lucio Vivaldi nacque a Venezia il 4 marzo 1678. Era il maggiore dei nove figli di Giovanni Battista Vivaldi e di sua moglie Camilla Calicchio, che si erano sposati un anno prima, l'11 giugno, e si erano stabiliti a Venezia nei pressi dell'Arsenale.
Vivaldi nacque molto debole e fu subito battezzato nella chiesa della Bragora, per paura che morisse. Antonio raccontò in seguito che soffriva di una "strettezza di petto" che lo faceva camminare con difficoltà. Si suppone che soffrisse di asma bronchiale. Il padre di Antonio, Giovanni Battista Vivaldi, era nato intorno al 1655. La sua famiglia era originaria di Brescia, ma fin da giovane visse a Venezia. Giovanni Battista era un barbiere dai capelli rossi (il suo soprannome era, infatti, "Rossi"), caratteristica ereditata dal figlio Antonio, che per questo è conosciuto come "il Prete Rosso".
Tuttavia, invece di dedicarsi solo alla professione di barbiere, il padre di Vivaldi divenne anche un eccellente violinista, dava lezioni e faceva parte dell'orchestra della Basilica di San Marco. Antonio aveva quattro sorelle e quattro fratelli, nessuno dei quali era musicista. Di loro si sa poco, a parte i nomi, ad esempio, di Francesca, Cecilia, Zanetta, o del più giovane, Iseppo, la pecora nera della famiglia, che fu espulso da Venezia dopo alcuni litigi.
Nel 1703 Vivaldi fu assunto come insegnante all'Ospedale della Pietà di Riva degli Schiavoni, uno degli orfanotrofi per ragazze orfane o non riconosciute (in città c'erano molte famiglie nobili con un gran numero di donne di servizio). Molte delle ragazze ricoverate erano dotate di talento musicale e la Pietà fornì loro un'eccellente educazione musicale, dal canto al suonare un'ampia varietà di strumenti.
I concerti orchestrali della Pietà erano una delle principali attrazioni di Venezia. Il giovane Vivaldi, che aveva 25 anni quando iniziò a frequentare l'Istituto, si dimostrò un eccellente insegnante per le ragazze, responsabile non solo della tecnica violinistica ma anche dell'acquisizione di strumenti e partiture.
Nel 1716, la Pietà decise di non rinnovare il contratto con Vivaldi a tempo determinato. Forse il suo persistente rifiuto di celebrare la messa, il suo frenetico lavoro di compositore e impresario, forse anche il suo carattere difficile, portarono la Pietà a disapprovare il suo comportamento. Nel 1717 lasciò la Pietà e si trasferì a Mantova fino al 1720, anno in cui il principe Filippo lo nominò "Maestro di Cappella da Camera", il che significava che doveva scrivere musica per tutte le occasioni ufficiali. Scrisse anche cantate, musica strumentale e melodrammi.
Sembra che sia di questo periodo l'abbozzo avanzato de "Le quattro stagioni", apparso poi nell'Opera VIII del 1725, un vero e proprio poema musicale descrittivo che rimane uno dei più grandi successi musicali di tutti i tempi.
Nel 1723 e poi ancora nel 1724 Vivaldi ottenne un grande successo a Roma, con le opere rappresentate per il Carnevale al teatro Capranica: in questo periodo il Papa lo invitò due volte a suonare il violino nei suoi appartamenti privati. Ad aiutarlo a Roma fu il Cardinale Ottoboni, grande amante della musica, e fu proprio nel suo circolo di amici che Pier Leone Ghezzi realizzò le molte, famose caricature, tra le quali figura quella notissima di Antonio.
Nel frattempo le creazioni vivaldiane mietevano un successo dopo l’altro in tutta Europa grazie alla stampa e alla diffusione in Francia, Paesi Bassi, Inghilterra…, con numerosi furti e falsificazioni dovuti all’assenza di leggi sul diritto d’autore.
Vivaldi ristabilì i suoi contatti con la Pietà nel 1723, con l’impegno di scrivere per l’Istituto due nuovi concerti al mese. In seguito, nelle opere di Vivaldi rappresentate a Venezia, appare come primadonna la giovane Anna Giraud. Debuttò molto giovane nel 1724-25 al San Moisè ed al Sant’Angelo nel 1726-28, dove cantò nell’opera di Vivaldi Dorilla. Ebbe molto successo e presto divenne allieva ed amica di Antonio, cantando nelle sue opere, ma anche viaggiando e per un periodo abitando con lui.
Una situazione un po’ imbarazzante per un prete cattolico, nonostante le frequenti affermazioni di innocenza del loro rapporto. Non esistono (ad oggi) ritratti certi di Anna, ma Carlo Goldoni la descrive “bella e graziosa”, con bei capelli ed una figura aggraziata. La sua voce di mezzosoprano non era né forte né particolarmente bella, ma sapeva recitare molto bene, cosa inusuale per il tempo.
Insomma, divenne una piccola star, molto legata a Vivaldi, insieme con la sorella maggiore Paolina, la quale probabilmente lo accudiva a causa delle sue condizioni di salute. Tra Antonio e Anna c’erano circa trent’anni di differenza. Sempre accanto a Vivaldi, si perdono le tracce delle Giraud proprio nell’ultimo, e definitivo viaggio a Vienna.
Dopo Roma Vivaldi visitò Vienna, divenendo molto gradito all’Imperatore austriaco Carlo VI, che gli assegnò un titolo ed alcuni omaggi. In cambio Vivaldi donò a Carlo VI due concerti a lui dedicati, una pratica comune ai musicisti del tempo per ottenere denaro.
E’ probabile che Antonio tornasse una seconda volta a Vienna, ancora seguito dal padre Giovanni Battista, che poi morì nel 1736. Proprio nel corso degli anni ‘30 del Settecento Vivaldi, anche se continua a viaggiare e a rappresentare opere, vede la sua fama iniziare a decadere a Venezia.
Gli anni peggiori furono tra il ‘36 e il ‘38, quando una sua avviata attività operistica a Ferrara venne improvvisamente impedita dal Cardinale Ruffo, al quale (ancora) non andava giù che non dicesse Messa e convivesse con Anna (detta Girò): la conseguenza peggiore fu la perdita del moltissimo denaro già investito. Tra il 1740 e il ‘41 Vivaldi lascia Venezia per Vienna nel tentativo di ricevere un ingaggio a corte, fallito anche a causa della scomparsa di Carlo VI.
Muore il 28 Luglio 1741 e viene sepolto lo stesso giorno in una fossa comune. Il cimitero non esiste più.
Anche nel XVIII secolo Venezia era una grande attrazione turistica, ed anche allora la tentazione di portare a casa un ricordo delle meraviglie viste per calli e canali, e ascoltate nelle Accademie o nei Teatri era forte. Così, come la crescente richiesta di “vedute” pittoriche stimolò lo sviluppo del genere (Guardi, Canaletto...), così in musica i generi più richiesti all’estero, come il “Concerto” o il Melodramma, determinarono un deciso indirizzo nelle scelte della composizione musicale. Il fertile terreno della musica a Venezia era alimentato dalla funzione celebrativa assegnatale dalla Serenissima Repubblica e dai prestigiosi incarichi che ne derivavano, primo tra tutti quello di Maestro di Cappella di San Marco, nonché dalle molte esecuzioni pubbliche e private.
Popolani e patrizi veneziani e della Serenissima, turisti del “grand tour”, l’inevitabile viaggio in Italia degli Europei più abbienti, costituivano un pubblico sempre attento e in grado di determinare la fortuna o l’eclissi di un artista. In meno di 50 anni sono presenti o attivi a Venezia i compositori di un elenco che oggi appare quasi impossibile: Antonio Lotti, Baldassare Galuppi, Antonio Caldara, Giovanni Legrenzi, i fratelli Alessandro e Benedetto Marcello, Niccolò Jommelli, Nicola Porpora, Tomaso Albinoni, Giuseppe Tartini, Domenico Cimarosa, George Friedrich Haendel, Alessandro e Domenico Scarlatti, Johann Joachim Quantz, Johann Adolphe Hasse, Leonardo Leo, e Mozart, anche se solo per un breve passaggio...